Ho iniziato a scrivere qui sopra per razionalizzare quella sensazione di fallimento che mi accompagna da sempre ma negli ultimi giorni, dopo l’ultima shitstorm, inizio a pensare che più che un mio insuccesso quello che accade sia svilente per chi partecipa a queste ondate di odio insensato, folle, terrificante.
Dovrei esserci abituata ormai, non sarà né la prima né l’ultima, so che quel fragoroso rumore di fondo dura poco più di 24 ore per poi tornare a un alienante silenzio ma ogni volta che accade rimango interdetta nel constatare quanto possa far male, quanto cattive possano essere le persone e quanto sia assolutamente necessario lavorare a un’educazione al digitale.
Parliamoci chiaro: io sono semplicemente una persona che esprime delle opinioni sui social, basandosi sulla propria esperienza di professionista “dietro le quinte”. Ogni tanto scrivo degli articoli, molto meno di quanto vorrei perché non ho mai abbastanza tempo per curare ciò che scrivo nei minimi dettagli e, purtroppo, soffro di perfezionismo: ho bisogno di confrontare fonti e di cercare le parole più adatte, è qualcosa che richiede tanto, tanto tempo ed è il motivo per il quale lotto con i miei demoni interiori da un anno per riuscire a mettere insieme un libro. Poi c’è il podcast, di cui sono co-autrice, dove mi occupo di far emergere temi a cui tengo e di cercare di presentarli in un modo semplice, accompagnando chi ascolta a scoprire fenomeni di cui si parla troppo poco.
Credo così tanto nelle battaglie che porto avanti che, credetemi, non ci dormo la notte. Eppure, non è mai abbastanza.
Qualcuno finirà sempre per additarmi come l’invidiosa. La stolta. La brutta copia di Lucarelli. La ritardata. L’idiota. La cessa. Quella che puzza. Quella che, a quanto dicono i suoi post, non può avere figli, sarà per quello che è così incattivita.
E poi ancora: non sono abbastanza titolata a scrivere. Ci sono persone ossessionate con il mio CV, con il mio background. Li vedi che scivolano sul mio profilo di LinkedIn per controllare cosa ho fatto, cosa ho studiato, per poter insinuare che non sono abbastanza, che la mia voce è irrilevante. C’è chi ne fa un preoccupante tormento e passa le giornate a screditarmi ovunque.
C’è chi per riferirsi a me parla di ossessione, di clima giacobino. Forse lo sono, ma mi sembra così evidente e sotto agli occhi di tutti il mondo corrotto in cui viviamo, mi sembra così palese che c’è chi si approfitta di persone culturalmente più fragili e che cosa dovrei fare, quindi, stare zitta?
Non so se viene siete accorti ma c’è stata una pandemia, è iniziata una guerra, la disoccupazione, l’inflazione, il caro vita, le morti sul lavoro, ci sono così tanti temi per i quali dovremmo lottare in modo collettivo, invece di farci lobotomizzare da armi di distrazione di massa.
Mi prendo le responsabilità di quello che dico, ho rinunciato a lavori, incarichi, televisione, a differenza di chi non ha un cazzo da dire e si prende tutti gli spazi possibili, l’ho fatto perché voglio essere libera di dire quello che voglio, senza vincoli, senza regolamenti, senza leccaculismi, senza entrare nelle cricchette. Non mi interessa diventare un personaggio dell’Instagram, dato che se potessi lo farei esplodere. Mi interessa molto di più creare reti di supporto nel mondo reale e usare i social per condividere un po’ di consapevolezza. Scrivo, mentre porto avanti altri 4 lavori, perché vivo da sola e devo provvedere a me. Il tempo che spreco a rispondere o a cercare di far capire concetti banali, inizia a essere davvero troppo.
Specie quando posti un video con un audio che esprime dei concetti e ti ritrovi in 15 minuti 27 persone, VENTISETTE, che ti scrivono “Per me non è andata così” “Ma hai ascoltato il video?” “No”.
Ho un post che parla di esposizione di minori e di legami con la pedopornografia online, nessuno di quelli che sono arrivati a insultarmi lo ha letto; così, un testo in difesa dei bambini, diventa un testo in cui c’è chi parla della puzza della mia figa.
Ci sono persone che mi riempiono di cuori, che dicono di stimarmi, ma quel giorno che l’influencer di turno con 10milioni di volte la mia potenza mediatica suggerisce che sono stata una stronza, allora devono arrivare e dirmi “Non mi sei piaciuta, stavolta hai esagerato, smetto di seguirti”.
Partendo dal presupposto che non siamo a Malpensa quindi se vi levate dal cazzo non lo dovete annunciare, io vorrei davvero vedervi a cena con dei vostri amici che dicono qualcosa che non vi piace, mi immagino che vi alziate lanciando una banconota sul tavolo urlando “Vaffanculo pagati ‘sta pizza, io Maria esco”.
Immaginate cosa possa provare una persona a ricevere 10, 100, 1.000, 10.000 messaggi così di fila, mentre una signora ti videochiama facendoti vedere un cane dicendoti che ti trova e ti fa sbranare, mentre uno ti manda una foto del cazzo, mentre sei alla centesima notifica che vedi in anteprima e parte con un “troia”.
La sensazione è quella di un assedio dove sei da sola su una torre infuocata, mentre ti arrivano addosso frecce, proiettili, bombe che ti minano dalle fondamenta.
In tutto ciò, siamo arrivati addirittura al punto che la gente deve dirmi che quello che dico è giusto ma viene svilito dalla musica che ascolto e, davvero, a me prudono le mani quando leggo queste cose e, detto sinceramente: tra una persona che ascolta Burzum e una che ascolta Ultimo, trovo che abbia più spessore culturale la prima. E meno male che non ho mai condiviso una foto della mia collezione di dischi, probabilmente chiamereste la polizia.
Non potete richiedere a una persona che non conoscete anche questo, anche di ascoltare della musica diversa, siete sfibranti. Così come quando iniziate con “Hai parlato di Ferragni e non di Benigni”, “Tu che parli di tematiche sociali non stai parlando del terremoto in Turchia”. E io vi dico: perché non ne parlate voi? Perché aspettate che le vostre persone di riferimento si portino sulle spalle tutto il peso del mondo? Perché richiedete alla mia emotività e alla mia psiche di accollarsi tutte le tragedie, le opinioni o gli approfondimenti che vi stanno a cuore? Perché mi mandate 200 stories al giorno dicendomi che devo prendere parola? Io non sono l’ANSA.
Come sapete, da mesi non sto bene, ho fatto tanti esami e giovedì sera ho speso 198€ da un gastroenterologo privato per farmi dire che al 99% ho il morbo di Crohn, tra 40 giorni se la cura che mi ha dato non funziona dovrò fare una colonscopia e una biopsia. Tutto questo perché ogni giorno, ogni cazzo di giorno mi devo far esplodere le viscere per subire tutto il bombardamento di notifiche di persone poco educate che si attivano come il cane di Pavlov, completamente condizionate dagli stimoli che ricevono dai loro beniamini del cazzo.
Io vi ringrazio per il supporto, vi ringrazio per gli incoraggiamenti, cerco di essere felice delle enormi possibilità che mi sono state offerte: l’insegnamento, le consulenze, i premi che stanno arrivando ma, allo stesso tempo, ho bisogno che mi diate una mano, talvolta, a sostenere l’enorme peso dell’odio che mi investe.
Per citare un meme: sono stanca, capo.
Se vuoi offrirmi un caffè: puoi farlo virtualmente qui, sperando di vederci presto dal vivo: https://ko-fi.com/serenadoe